Le malattie croniche dell’intestino 1.0: rettocolite ulcerosa e morbo di Crohn
LE MALATTIE CRONICHE DELL’INTESTINO 1.0: RETTOCOLITE ULCEROSA E MORBO DI CROHN
Le malattie croniche dell’intestino, correlate alla mucosa, sono Rettocolite ulcerosa ed il Morbo di Crohn. Nel primo caso è coinvolto il retto ed il tratto del sigma, nel secondo caso un po’ tutto l’intestino, soprattutto l’ileo, il duodeno e colon, fino ad estendersi a stomaco ed esofago.
Le cause sono ancora sconosciute ma quelle più accreditate sono:
- infettivo-batterica, con alterazione del microbiota intestinale;
- genetica su base ereditaria;
- psico emotiva, in quanto questi soggetti hanno avuto un trascorso di tipo traumatico.
L’esordio della malattia è spesso improvviso nella rettocolite, mentre risulta graduale nel morbo di Crohn.
La rettocolite ulcerosa vede coinvolta solo la parete superficiale della mucosa, il morbo di Crohn tutta la parete intestinale (sia quella muscolare che sierosa) fino a creare aderenze tra le varie anse dell’intestino. Ci possono essere formazioni di masse dall’aspetto “acciottolato”, granulomatoso, ulcerate per via dell’immunodeficienza primitiva. Questa si caratterizza per l’incapacità delle cellule fagocitiche (granulociti neutrofili, monociti e macrofagi) di uccidere i microorganismi che hanno catturato (fagocitati).
L’infiammazione cronica dell’intestino può causare, con il passare del tempo, lesioni precancerose con un maggior rischio di sviluppare un carcinoma intestinale rispetto al resto della popolazione.
Le complicanze delle due malattie sono la conseguenza diretta del processo infiammatorio che le determina, tra cui stenosi, fistole e ascessi (possono comparire pseudo polipi durante la rimarginazione dell’epitelio), ma anche osteoporosi, anemia carenziale, ritardo dell’accrescimento nei bambini.
Se non evidenziate in tempo queste malattie possono degenerare e portare a displasia dell’epitelio e nei casi più gravi a stati tumorali.
Quali sono gli accertamenti in caso di patologie croniche infiammatorie dell’intestino ?
Gli accertamenti ed i metodi di indagine di queste patologie sono sia di tipo endoscopico che radiologico; molto utile anche la valutazione della calprotectina fecale, una proteina rilasciata dai globuli bianchi in presenza di un’infiammazione nel tratto gastrointestinale, la cui concentrazione nelle feci aumenta di conseguenza. Per tale motivo, la calprotectina può essere utilizzata come indicatore di infiammazione nei casi di malattie intestinali croniche, alcune infezioni di origine batterica o tumori dell’apparato digerente.
L’INTESTINO E LA RETTOCOLITE ULCEROSA
La rettocolite ulcerosa è una patologia caratterizzata da un’infiammazione cronica dell’intestino, che colpisce il retto e può interessare parzialmente o completamente anche il colon. L’infiammazione causa le lesioni ulcerose responsabili dei sintomi intestinali. L’andamento della malattia è caratterizzato dall’alternarsi di episodi acuti e periodi di remissione clinica. La frequenza degli attacchi può variare fino quasi a susseguirsi senza periodi di benessere.
Quali sono le cause della rettocolite ulcerosa?
Le cause di questo disturbo non sono ancora note, ma l’ipotesi più attestata è che fattori ambientali come i microorganismi batterici intestinali, in presenza di un assetto genetico predisponente, siano in grado di scatenare l’attacco da parte del sistema immunitario che va a toccare anche l’intestino.
Quali sono i sintomi della rettocolite ulcerosa?
La rettocolite ulcerosa si manifesta con dissenteria ematica, anche notturna, accompagnata da dolori e crampi addominali, che spesso trovano sollievo con l’evacuazione. Spesso si manifestano urgenza e difficoltà a trattenere lo stimolo all’evacuazione e un’evacuazione di piccolo volume o anche solo di muco e sangue.
Se la malattia colpisce esclusivamente il retto può essere presente, al posto della dissenteria, una stitichezza anche severa. Gli episodi più gravi (15%) sono caratterizzati dalla comparsa di febbre e disidratazione e necessitano di un ricovero ospedaliero urgente per potersi sottoporre al trattamento adeguato a base di cortisonici, immunosoppressori, antibiotici e supporto nutrizionale in vena. Solo in casi rari refrattari alla terapia è necessario un intervento di colectomia totale. Fino al 35% dei casi sono presenti delle manifestazioni extra-intestinali: artralgie e artriti localizzate sia alla articolazioni periferiche che alla colonna vertebrale; manifestazioni dermatologiche come noduli sottocutanei, arrossati e dolenti o lesioni purulente che tendono ad ingrossarsi localizzate spesso agli arti inferiori; episcleriti e uveiti; malattie epatobiliari.
L’INTESTINO: IL MORBO DI CROHN
Il morbo di Crohn è una malattia infiammatoria cronica dell’intestino e può colpirne, con distribuzione segmentaria (cioè un po’ qui e un po’ là, senza continuità), qualsiasi sezione dalla bocca all’ano.
I sintomi del morbo di Crohn dipendono dall’area interessata e possono essere alquanto vari e differenti da un paziente all’altro; tra i più comuni, si segnalano dolori addominali, diarrea, vomito e perdita di peso.
Purtroppo non è ancora stata individuata una cura risolutiva per il morbo di Crohn. Tuttavia, esistono dei protocolli farmacologici utili per il controllo dei sintomi e la prevenzione delle ricadute, mentre la chirurgia è riservata ai casi complicati da occlusioni intestinali fistole o ascessi.
Quali sono le cause del Morbo di Crohn?
Le cause del morbo di Crohn sono sconosciute, però è stato dimostrato che le alterazioni da esso provocate derivano da un’inappropriata e continua attivazione del sistema immunitario della mucosa dell’intestino.
Oggi, sappiamo che l’insorgenza del morbo di Crohn può essere ricondotta a tre fattori interagenti tra loro:
-una suscettibilità alla malattia determinata geneticamente (si è scoperto che nei pazienti con malattia di Crohn c’è un gene chiamato NOD2 che è alterato);
-un danneggiamento dei tessuti per una reazione immunitaria innescata dai batteri della flora del tratto gastrointestinale:
-vari fattori ambientali. Tra i fattori ambientali troviamo l’impiego di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS). Inoltre anche il fumo di sigaretta aumenta il rischio di sviluppare la malattia infiammatoria intestinale.
Quali sono i sintomi del Morbo di Crohn?
Il paziente colpito da morbo di Crohn è di solito giovane od adulto (20-40 anni), anche se vi possono essere delle eccezioni con esordio in età più avanzata (anche verso i 60 anni).
La sintomatologia può essere inizialmente subdola: in un primo momento si può avere soltanto febbre.
Successivamente compaiono dolori addominali, soprattutto nel quadrante inferiore destro dell’addome (fossa iliaca destra), dove la malattia si localizza più spesso.
Il dolore insorge spontaneamente, è sordo, continuo e si accentua alla palpazione; in questa sede è frequente la percezione di masse “a salsicciotto” irregolari e dolenti.
Il morbo di Crohn si caratterizza anche per la presenza di diarrea (3-4 scariche al giorno), con feci semiliquide o acquose, ma senza presenza di sangue visibile (anche se frequenti sono gli episodi di sanguinamento occulto), talora con steatorrea.
INTESTINO: EMOZIONI COLLEGATE ALLA RETTOCOLITE ULCEROSA E IL MORBO DI CROHN
Entrambe le patologie croniche dell’intestino hanno radici profonde psico emozionali con turbamenti avvenuti fin dalla tenera età.
È emerso che le persone affette da Morbo di Crohn sono emotivamente vulnerabili, incapaci di raggiungere un adeguato aggiustamento dei propri problemi emotivi non risolti, confermando la presenza di stati depressivi.
Un’altra loro caratteristica è l’inquietudine, l’irritabilità, l’impazienza e l’incapacità di restare inattivi, confermando l’ipotesi degli alti livelli d’ansia.
Molto spesso sono dipendenti dagli altri, cercano l’approvazione e l’ammirazione sociale; questo causa difficoltà a liberarsi del rancore a seguito di una frustrazione, portando a trattenere dentro di sé le proprie emozioni e conflitti.
La colite ulcerosa è una malattia difficile da sopportare.
Comporta un forte stress in quelle persone che si trovano a dover affrontare determinate situazioni della vita che richiedono un’attività particolarmente impegnativa, verso cui si sentono impreparate.
La spiegazione dei conflitti emotivi ha origine nella “perdita della figura chiave”.
La comparsa dei sintomi seguirebbe, anche se non immediatamente, la perdita o la rottura reale o immaginata di una figura che fondamentale per il proprio sostegno esterno.
Le situazioni scatenanti si possono riassumere in una rottura della relazione (effettivamente avvenuta o anche solo temuta) con la persona che svolgeva la funzione di sostegno esterno.
Oppure nella richiesta di prestazioni che la persona non si sente in grado di offrire.
Il soggetto ha paura di perdere la stima e l’approvazione della figura chiave.
INTESTINO INFIAMMATO: CONSIGLI DEL NATUROPATA
Nelle malattie croniche infiammatorie dell’intestino, un corretto stile di vita, una sana alimentazione ed una mirata integrazione, sono alla base del protocollo di intervento.
INTESTINO INFIAMMATO 2.0: CONSIGLI ALIMENTARI
A livello nutrizionale, bisogna evitare tutto ciò che può irritare l’intestino ed in particolar modo il colon. Bisogna favorire la eubiosi intestinale e “mantenere in salute” l’epitelio della mucosa.
Quindi, una delle prime cosa da fare è eliminare zuccheri e farine raffinate! In secondo luogo evitare l’assunzione del GLUTINE soprattutto nella fase acuta della malattia.
Tutti gli alimenti contenenti semini come pomodori, kiwi, ananas, frutti di bosco, melanzane, semi oleosi vanno ridotti al massimo. Questo perché potrebbe generare infiammazione della mucosa intestinale.
Anche i cibi acidi come latte e derivati agrumi, vino, alcolici, caffè andrebbero consumati in maniera molto limitata per favorire il benessere dell’intestino.
In caso di feci, molli ridurre l’assunzione di cibi troppo ricchi in fibre, come i fagioli, lenticchie, fave, cavolo, cavolfiore, melone, topinambur.
Nella dieta quotidiana non dovrebbero mai mancare:
-omega 3 introdotto con il pesce azzurro (salmone, sardine, sgombro) o sotto forma di olio di pesce;
–cereali integrali o gli pesudocereali come il farro, l’avena, la quinoa, il miglio, l’amaranto;
–verdura a foglia verde ricche di antiossidanti e di inulina ottima fonte nutritiva per i probiotici.
INTESTINO INFIAMMATO 2.0: CONSIGLI INTEGRATIVI
Anche la parte integrativa è molto importante nelle malattie croniche intestinali, soprattutto in caso di malassorbimento dei nutrienti.
Tra questi suggerisco:
-Glutammina: è amminoacido essenziale, sintetizzato dall’organismo, che ha la proprietà di ridurre la permeabilità della mucosa intestinale e l’attivazione del sistema immunitario aspecifico della mucosa.
Ha la capacità di ridurre i danni alla mucosa intestinale, indotti dalla chemio e dalla radioterapia.
Tale effetto potrebbe rivelarsi prezioso nel trattamento della sindrome dell’intestino gocciolante, del colon irritabile e delle malattie infiammatorie croniche intestinali.
Questo perché salvaguarderebbe il normale turn-over cellulare, preserverebbe la corretta funzionalità del sistema immunitario, contrasterebbe il declino strutturale e funzionale in corso di sarcopenia e chachessia.
-Colostro Bovino: simile per composizione a quello umano, è molto ricco di anticorpi, molecole ad azione antimicrobica, ormoni e fattori di crescita.
Permette di migliorare la funzione immunitaria, rinforzandola quando è poco attiva, equilibrandola quando è iperattiva.
Ha inoltre la proprietà di stabilizzare la barriera intestinale (a livello di giunzioni serrate), migliorando la capacità di rigenerazione del tessuto gastro intestinale nonché di favorire il recupero in caso di ulcera, garantendo i naturali processi di sviluppo degli epiteli enterici.
-Boswellia serrata (Incenso francese) ricca di acidi boswellici, ha il compito di inibire i processi di infiammazione cronica tipici delle reazioni immunologiche, favorendo la sintesi di leucotreni e mediatori chimici.
Gli acidi boswellici esplicano quindi una forte azione anti-infiammatoria.
Agendo con un meccanismo simile ad un farmaco FANS, ma senza provocare gli stessi effetti collaterali, ovvero senza provocare ulcere gastriche e danneggiare le pareti dello stomaco e del tubo digerente.
Alla potente azione antiinfiammatoria, questi acidi associano anche azioni antidolorifiche, antiallergiche, immunomodulanti e cicatrizzanti.
E’ per questo che la Boswellia ha attirato da tempo l’attenzione della comunità scientifica. I suoi benefici terapeutici la rendono simile ad alcuni farmaci di prescrizione, adoperati per curare condizioni auto-immuni come la malattia di Crohn, artrite reumatoide e colite ulcerosa.
Esistono oramai parecchi studi clinici che, da più di venti anni, testimoniano l’interesse dei ricercatori per gli effetti oramai riconosciuti di questi attivi vegetali.
Uno in particolare nel 1997, pubblicato sullo European Journal of Medical Research, ha esplorato gli effetti della Boswellia sui pazienti con diagnosi di grado II e III grado di colite ulcerosa.
Ha dimostrato che la sua efficacia è uguale-se non addirittura superiore- alla sulfasalazina, una molecola di sintesi chimica utilizzata e prescritta per le malattie infiammatorie intestinali che vanno dal morbo di Crohn alla colite ulcerosa.
-Glycirrhiza glabra: (Liquirizia): la radice di liquirizia ha numerose proprietà terapeutiche, soprattutto per i disturbi del sistema gastrointestinale e di quello respiratorio. Scopriamo quando assumerla e quando, invece, è meglio evitarla.
Proprio alla glicirizzina sono attribuite le proprietà terapeutiche della liquirizia. Si tratta di un glicoside saponinico costituito da sali di ammonio e di calcio dell’acido glicirrizico. Per idrolisi, la glicirizzina viene scissa in acido glicirretico e in due molecole di acido glucuronico.
Sia la glicirizzina sia l’acido glicirretico hanno proprietà antinfiammatorie, utili per le infiammazioni del tratto gastrointestinale.
La liquirizia è utilizzata soprattutto per il benessere dell’apparato digerente. Spesso infatti viene somministrata per lenire i sintomi del reflusso gastrico, per ridurre la proliferazione dell’Helicobacter pylori o per alleviare il dolore e il bruciore associati all’ulcera gastrica.
Grazie alle sue proprietà antinfiammatorie, la liquirizia è un utile rimedio anche in caso di ulcere e infiammazioni che interessano l’intestino, tra cui la colite ulcerosa, il morbo di Chron e la sindrome del colon irritabile.
INTESTINO INFIAMMATO 2.0: CONSIGLI FLORITERAPICI
Anche la floriterapia ci viene in aiuto in caso di malattie infiammatorie dell’intestino.
A tal proposito suggerirei:
Crowea: è il rimedio psicosomatico per eccellenza; allenta la contrattura di muscoli evitando i crampi e gli spasmi tipici di chi soffre di colite. Evita dunque la somatizzazione a livello intestinale (rabbia, tensioni, stress, ecc.). Aiuta a migliorare la digestione eliminando l’eccessiva acidità gastrica (associata spesso a squilibri del colon) ed intervenendo su eventuali ulcerazioni
Dog Rose: il fiore che lavora sulle paure che creano tensione. Come per il fiore Crowea, anche il Dog Rose è particolarmente indicato in tutti i casi di somatizzazione a livello gastrointestinale. Ridona serenità e calma.
Bahuinia: è il fiore che lavora sulla valvola ileo-cecale. E’ quella valvola che si trova nel punto in cui l’intestino tenue s’inserisce nel crasso e impedisce il passaggio dal colon al tenue.
Con Bauhinia si lavora molto bene su disbiosi intestinale, intolleranze alimentari, coliche, gonfiori e dolori addominali da fermentazione.
Dott.ssa Maria Chiara Destro
Blog Maria Chiara Destro Padova
Maria Chiara Destro (@mariachiaradestro.it)